L’appuntamento del 16, 17 e 18 novembre a Stintino arriva a coronamento di un lungo percorso, avviato da questa amministrazione nel 2013 con il progetto per le “Commemorazioni di pace: i profughi serbi e i prigionieri austroungarici nell’Isola dell’Asinara durante la Prima Guerra Mondiale”. Un progetto che assieme al Comune di Stintino, capofila dell’iniziativa, vede coinvolti anche il Comune di Porto Torres, il Parco nazionale dell’Asinara, l’Università di Sassari, con il patrocinio della presidenza del Consiglio dei ministri e la collaborazione della Camera di Commercio del Nord Sardegna e della Fondazione Banco di Sardegna.
Un lavoro che, secondo gli obiettivi comuni, ha mirato a tramandare la memoria storica di uno degli eventi tra i più tragici della Grande Guerra, oltre che far diventare l’Asinara e il Nord ovest della Sardegna luogo di incontro tra popoli.
In cinque anni di attività, crediamo di essere riusciti in quest’intento. Da una parte ci sono i due convegni che in questo quinquennio hanno messo attorno al tavolo studiosi, storici, esperti, docenti universitari, rappresentanti delle istituzioni locali, regionali, del governo italiano e dei paesi europei e del medio oriente. Con loro abbiamo affrontato i temi della gestione ambientale, del turismo storico quindi ancora quelli più attuali e pressanti delle migrazioni, dell’accoglienza, delle guerre e della pace.
Dall’altra parte si collocano, invece, i numerosi incontri che hanno visto l’arrivo a Stintino del presidente della Repubblica d’Ungheria e di ambasciatori delle Nazioni che, a vario titolo, furono coinvolte in quei tragici eventi e che, come noi, hanno voluto partecipare alla ricerca e riscoperta di quella storia, ancora poco conosciuta da molti, accomunati tutti dalla volontà di dare dignità e un volto a quei 23 mila uomini che arrivarono sull’isola, profughi
e prigionieri di guerra. Molti di questi, circa 7 mila tra malati e debilitati, dopo aver trovato sistemazione nei campi allestiti tra Fornelli e Cala Reale, sull’isola trovarono la morte a causa di varie malattie. La tragica vicenda sanitaria dei prigionieri è stata approfondita e analizzata attraverso il progetto di ricerca multidisciplinare biomedica e bio-archeologica “Vita e Morte dei prigionieri austro-ungarici sull’Isola dell’Asinara (1915-1916)” coordinato dal Prof. Rubino, professore ordinario di microbiologia del dipartimento di Scienze Biomediche dell’Università di Sassari e presidente del Centro Studi sulla Civiltà del Mare e per la Valorizzazione del Golfo e del Parco dell’Asinara.
Un lavoro di ricostruzione storica e scientifica che ha portato il progetto a ottenere prima, nel 2015, l’attribuzione del logo “Centenario Prima Guerra Mondiale 2014-2018”, quindi quest’anno del logo “2018 Anno Europeo del Patrimonio Culturale” che riconosce – ancora una volta – l’ampia portata europea dell’iniziativa e la capacità di mettere in rilievo la valenza europea del patrimonio storico e ambientale dell’Isola dell’Asinara.
Il nostro lavoro non si ferma qui. In un’ottica di lungo periodo, tra gli obiettivi strategici di questo felice e fruttuoso partenariato, vi è il riconoscimento a livello europeo di un “cammino della memoria” che tocchi i luoghi attraversati dai prigionieri attraverso i Balcani durante la tragica “marcia della morte”, dalla Serbia sino al porto di Valona, in Albania, per essere poi imbarcati alla volta dell’Asinara.
Abbiamo quindi virtualmente già intrapreso un percorso della memoria che ha messo l’Isola dell’Asinara al centro di un’Europa che, con le sue caratteristiche e specificità, vive da oltre 70 anni un periodo di pace ininterrotta. Questa è la rotta da seguire.
Il sindaco di Stintino
Antonio Diana