Attraverso i capitoli di questo volume si percorrono epoche e tradizioni che hanno caratterizzato la storia dell’Asinara e di Stintino. Le origini del paese di Stintino affondano le radici nell’Asinara dove si trasferirono alcune famiglie liguri provenienti da Camogli, una comunità di pescatori stagionali che fuggì nel periodo dell’occupazione napoleonica e si stabilì definitivamente sull’isola.
Come riportato da alcune testimonianze, la formazione del piccolo borgo di Cala d’Oliva è da attribuire a pescatori liguri e napoletani che lì si fermavano a bivaccare e cercare riparo. Cala d’Oliva per due secoli fu l’agglomerato a più alta densità edilizia e abitativa dell’Asinara e iniziò a prendere forma alla fine del Settecento. Qui nacquero le prime attività di pesca e vennero costruite diverse capanne.
Col passare degli anni arrivò sull’isola anche la calce che, utilizzata per intonacare e pitturare le facciate delle case, diede al borgo il caratteristico colore bianco. Stintino venne costruito dagli stessi abitanti di Cala d’Oliva che, cacciati dall’isola, diedero vita al paese nel 1885, replicando il medesimo metodo di costruzione delle abitazioni.
L’economia stintinese dipendeva quasi totalmente dall’attività della pesca, soprattutto quella del tonno, delle aragoste e delle sardine.
In questo libro sono presenti alcuni importanti documenti, come l’atto di arriendo della Tonnara Trabucato del 1631 e l’atto di concessione del 1738, oltre all’inedito documento di un Anonimo Piemontese sui tempi in cui l’Asinara era un nido dei corsari barbareschi.
Antonio Diana